Superlunaria Numero 8

“Chi di giorno indica la rotta per la rigenerazione del mondo prossima ventura, alla sera tira a lucido il suo bunker e accarezza la maschera antigas”.

“Asino tonante, sputacchiera mobile, bacheca per santini sbiaditi, echo-chamber per bestemmie, causa di chilometriche code sulle provinciali a striscia continua…”.

“Siamo per natura navigatori di misteri, e quello più grande abita la nostra stessa carne: da dove nasce il linguaggio? Perché solo noi?”.

“Solo un silenzio ben coordinato potrà liberarci da questi magnaccia dei riflessi pavloviani, da questi scrocconi dei nostri livori, da questi pasciuti vampiri del nostro cattivo sangue!”.

“Chiamarono ‘modernità’ quel lungo esperimento epistemologico in cui si sostituì il cosmo con la catena di montaggio e il mistero con il manuale d’uso”.

“Che sballo se si potesse tornare a morire come gli antichi, se tornassero di moda gli animali che ci sbranano, i funghi velenosi, i tuffi nel mare in tempesta come Lord Byron…”.

“Racconta di una straordinaria nevicata su New York che genera statue di neve dalle strane forme, immediatamente percepite da tutti come opere d’arte ultraterrene…”.

“…il suo collo sarà appeso alla lanterna della Grève o verrà troncato di netto dall’ingegnoso strumento dei tempi nuovi, la ghigliottina?”.

“Siamo di fronte a un’idea di progresso bacchettona, sempre in bilico tra hybris e truffa…”.

“…il dio del progresso dà, il dio del progresso toglie, ma soltanto gli eremiti e i pazzi possono prendersi il lusso di restare a galla nella fiumana senza farsi trasportare là, dove la corrente spinge”.

“A questa sottile casistica risponde però una semplicità quasi dorica del meccanismo di chiusura: il cancello si chiude da solo, se e quando vuole. E non vuole”.

“Per la mente arcaica il tempo non è una freccia scagliata nel futuro, ma una lancetta che gira sui quadranti celesti…”.

“Ma l’ho già scritto una volta, molti anni fa: chi dice ‘umanità’ vi sta ingannando. La storia recente ve ne ha dato prova più volte”.

“…le masse garrule abbandonano aree antropizzate da tremila anni per salivare nelle smart cities davanti ai feticci dell’industria culturale, dannando a morte certa i tesori più appartati del giardino del mondo…”.

“Un vademecum da leggere e rileggere per chiunque fosse interessato a entrare nell’affascinante e redditizio mondo della criminalizzazione del dissenso”.